50 anni dal Vajont. Escursione per saperne di più.

Ferita aperta

Un disastro annunciato ancora vivo nelle popolazioni e ben visibile sul territorio.

Data: 19/02/2014

Autore: Alessandra Villa 

Lungo la strada che si percorre per arrivare alla diga non esiste un punto in cui la si possa vedere nella sua intera maestosità.

È possibile intravederla solo attraverso gli scorci che si aprono di tanto in tanto nel tunnel.

Il paesaggio circostante, dalla parte della valle, appare come un classico orrido montano: profondo almeno 200 metri, scosceso e inospitale.

La sorpresa si ha quando, superata la diga e volgendo lo sguardo verso il monte, aspettandosi un paesaggio simile a quello appena lasciato, si trova invece una piana verdeggiante, dove la parete di cemento appare visibile solo per 40 metri dal livello del terreno.

Ma dove è finita la gola? Ed è solo in questo momento che ci si rende conto della potenza della natura, tanto da poter quasi percepire cosa deve essere successo quella notte, quando la frana staccandosi dalla montagna ha creato l’onda distruttrice, modificando per sempre la fisionomia di questo territorio.

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