CAM 2014. La cronaca di una volontaria “esterna”.

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Le impressioni nel racconto di Emanuela Fascina volontaria conosciuta a Lucensis 2013.

Data: 13/07/2015

Autore: Emanuela Fascina 

Già al nostro incontro in occasione di Lucensis 2013 avevamo capito che sarebbe stato bello confrontare le nostre esperienze, forse anche per il fatto che il gruppo era di Modena e noi a Modena avevamo operato in occasione di un triste evento “il terremoto” e quindi da subito abbiamo scambiato tra di noi, esperienze e sensazioni, e così non appena gli Amici di Modena ci hanno invitato alla loro prima vera manovra, ho chiesto di essere tra i volontari designati a rappresentare il nostro Gruppo.

Siamo partiti venerdì pomeriggio in cinque: io, Mario come caposquadra, Gianfranco, Antonio e Rossano con il mezzo assegnatoci carico di attrezzatura, per raggiungere Piane di Mocogno e già nel tragitto il gruppo si era ben affiatato, del resto quattro di noi erano già stati insieme ad altre esercitazioni, il novellino è il nostro Rossano, che sin dall’inizio si ben distingue.

Dopo alcune ore di viaggio eccoci arrivati, la strada per raggiungere la meta percorre una parte dell’Appennino modenese e lo spettacolo è veramente suggestivo.

Arrivati ci vengono assegnate le nostre camere e durante la cena familiarizziamo con gli amici modenesi.

Decidiamo di assegnare al nostro Antonio il compito di “fraternizzare” con i colleghi che si occupano dei pasti.

Naturalmente tale incarico viene portato a termine egregiamente, tanto che il secondo giorno di diritto viene aggregato allo staff cucina con tanto di cappello da chef.

Il mattino successivo eccoci pronti ad affrontare la giornata.

Il campo addestramento è strutturato su quattro scenari: uso motoseghe - fuoristrada e avvistamento antincendio - ricerca disperso - utilizzo funi ed imbraghi; ed i volontari divisi in squadre devono nelle due giornate previste, partecipare a tutti e quattro gli scenari.

Mario decide di fare la parte operativa, come del resto Gianfranco e Rossano e quindi a me e Tony resta la parte “della socializzazione”.

Il Direttivo del gruppo di Modena ha programmato una tavola “rotonda” tra i responsabili dei vari gruppi per confrontare le esperienze, l’organizzazione del gruppo, le modalità di attivazione e di intervento durante le emergenze, il confronto sulle situazioni nelle quali si va ad operare; nella seconda giornata di esercitazione invece è prevista la visita ai quattro scenari con le relative considerazioni sull’organizzazione dei cantieri e sull’operato della squadra di turno nello scenario stesso.

La parte operativa di noi, invece, si ben distingue con Mario che durante la ricerca del disperso trova la maggior parte degli indizi disseminati nel settore di ricerca, mentre i nostri due motoseghisti, si sono ben distinti per professionalità ricevendo elogi per il lavoro svolto e se non fossero stati fermati in tempo, avrebbero disboscato la maggior parte degli alberi della piana.

Alla fine delle due giornate, mi sono resa conto di quante siano le peculiarità che caratterizzano ogni gruppo di Protezione Civile, vuoi per il territorio dove si va ad operare, vuoi per le caratteristiche proprie di ogni Gruppo, ma alla fine quello che ci “anima” è la generosità di ciascun volontario. Al prossimo anno allora.

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