Nelle situazioni in cui la diffusione dell'animale sia particolarmente significativa e costituisca una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, nonché per le colture agricole, il Comune può predisporre un' azione di contrasto mirata attraverso una specifica ordinanza.
Proprio per questo la Regione ha predisposto uno schema di ordinanza tipo e lo ha inviato a tutte le Amministrazioni comunali dell'Emilia-Romagna. La nuova classificazione delle nutrie è dovuta alla legge nazionale 216/2014, che ha convertito il DL Competività. Prima questi roditori rientravano nell'elenco delle specie della fauna selvatica come ad esempio i cinghiali e gli altri ungulati.
Secondo lo schema di ordinanza messo a punto dalla Regione, e che ha ottenuto il parere favorevole dell'Ispra (l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale), i piani di controllo comunali potranno coinvolgere i coadiutori (ovvero cacciatori espressamente autorizzati), il personale della protezione civile, quello di vigilanza del reticolo idrografico; i cacciatori in genere nel rispetto del calendario venatorio, gli stessi agricoltori (regolarmente muniti di porto d'armi), purché limitatamente al proprio fondo agricolo.
La nutria è un roditore originario del Sud America che, importato in Italia per la produzione di pellicce, si è enormemente diffuso, provocando gravi danni alle culture agricole, agli argini dei fiumi e all'habitat di molte specie protette autoctone.
In questi anni la Regione ha garantito una regolare azione di contenimento ( una media di 60 mila animali all'anno), che ora potrà essere continuata dai Comuni utilizzando le opportunità offerte dalla legislazione regionale sulla presenza di specie infestanti quali appunto topi e altri roditori.
La nuova classificazione comporta l'interruzione dei risarcimenti che fino ad oggi la Regione ha riconosciuto alle aziende agricole per i danni alle colture provocati da questa specie in quanto non compresa nell'elenco della fauna selvatica.