India oltre 2200 morti per il caldo. Quando in Italia?

L'aria brucia nei polmoni in India, le temperature elevatissime hanno già ucciso oltre 2200 persone. Una strage di cui si parla poco, perché in fondo l'India è distante. Ma un domani, forse neanche troppo lontano, l'India potremmo essere noi. Intervista a Carlo Cacciamani, Direttore del Servizio IdroMeteoClima Arpa Emilia Romagna

Secondo gli ultimi dati diffusi, sarebbero più di 2.200 i morti per caldo in India: disidratazione, collassi, eccessiva esposizione al sole ma soprattutto temperature da fornace, 46, 47 gradi con punte che pare abbiano sfiorato i 50. E povertà, inquinamento e impreparazione giocano un ruolo fondamentale nella falcidia di vite umane.  2200 morti, come un terremoto devastante, uno tsunami, più della diga del Vajont, come i morti da amianto in Italia. Difficile farsene un'idea. Ma cosa sta succedendo realmente in India? Si tratta davvero di una situazione anomala. di temperature eccezionali,  soprattutto si poteva fare qualcosa per prevenire una simile tragedia? Ne parliamo con Carlo Cacciamani, Direttore del Servizio IdroMeteoClima Arpa Emilia Romagna:

Dott. Cacciamani, cosa sta succedendo in India dal punto di vista meteorologico?  
"Questa ondata di caldo che ha causato sino ad oggi più di 2000 decessi, è stata causata in gran parte dalla permanenza di un'area anticiclonica, che spesso si assesta nei periodi pre-monsonici in quelle aree del Pianeta, con conseguente scarsa ventilazione, altissime temperature e valori di umidità molto minori alla norma per la zona. Questo andamento climatico, connesso anche al fenomeno di El Niño che sta occorrendo sull'Oceano Pacifico Tropicale ad ovest del continente americano e che ha spesso ripercussioni anche in Asia, ha fatto schizzare le temperature a valori record. Per di più il Loo, un vento secco proveniente dal Pakistan e nord-ovest dell'India, ha contribuito a far crescere le condizioni di aridità dei suoli, con conseguente feedback positivo sulle temperature". 

In alcune zone la temperatura sfiora i 50 gradi, picco anomalo o anomalo il protrarsi nel tempo di questi valori?
"Si tratta di un evento eccezionale, dalle prime valutazioni che si leggono sembra trattarsi del secondo maggiore evento con effetti così drammatici nella storia dell'India, e il quinto addirittura nella storia dell'intero Pianeta. Secondo le statistiche EM-DAT, il Disaster Database Internazionale, l'altro evento accaduto in India risale al 1998, con più di 2500 decessi. (fonte:http://www.wunderground.com/blog/JeffMasters/comment.html?entrynum=3000)". 

A cosa si deve questa situazione? Quanto incidono i cambiamenti climatici e l'inquinamento del Paese? 
"Certamente si tratta di un'anomalia meteorologica che 'può' verificarsi, anche se non c'è dubbio che qui ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente molto fuori dall'usuale. Esiste, per altro, anche un'incidenza dei cambiamenti climatici che, come noto, intervengono nel modificare le frequenze di occorrenza di simili eventi, non tanto del singolo evento. Per altro, il tema dell'attribuzione anche ai singoli 'episodi' è piuttosto controverso. E' un dato di fatto però, anche secondo quanto asserisce il Dipartimento Meteorologico dell'India, che il 'clima modificato' (riscaldato) ha già aumentato di circa un terzo l'occorrenza delle onde di calore in India tra il 1961 e il 2010. In sostanza, mentre il pianeta continua a riscaldarsi a causa del "Global Warming" per colpa delle aumentate emissioni di gas climalteranti, anche gli eventi estremi, e tra essi certamente le ondate di calore, stanno già divenendo più frequenti e più intensi, e così sembra destinato ad essere in futuro (vedi qui: http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/ecoscienza/ecoscienza2013_5/pdf5_2013/cacciamani2_es5_2013.pdf ). Il tema della gestione degli eventi estremi è pertanto prioritario, e certamente quello delle onde di calore è di primaria importanza, dal momento che la loro occorrenza ha un fortissimo impatto sulla società. Nel report sugli eventi estremi edito nel 2012 dal WG2 dell’Ipcc (http:// ipcc-wg2.gov/SREX/) viene chiaramente detto che l’esposizione e la vulnerabilità agli eventi meteorologici è già aumentata molto negli ultimi 20-30 anni, con amplificazione notevole delle condizioni di rischio. Secondo la World Meteorological Organization (WMO) ad esempio, solo nell’ultimo decennio 2001– 2010 si contano ben 370.000 decessi imputabili agli impatti dei fenomeni meteorologici estremi (WMO, The Global Climate 2001-2010, a decade of climate extremes. Summary report, report n. 1119, http://bit.ly/WMO1119), includendo tutti i fenomeni classificabili come 'estremi', e tra questi certamente le ondate di calore. Se il trend di crescita delle temperature non verrà attenuato, e con esso quindi anche l'occorrenza di eventi del genere, purtroppo assisteremo ad una corrispondente crescita dei decessi correlati a tali eventi estremi, a meno che non si attuino, da subito e con grande celerità, delle politiche di adattamento, volte a mitigare. (Vedi anche qui per un recente studio americano: http://www2.ametsoc.org/ams/index.cfm/publications/bulletin-of-the-american-meteorological-society-bams/explaining-extreme-events-of-2013-from-a-climate-perspective/ )" 

Oltre 2200 morti: cosa si poteva fare per evitare questa ecatombe? 
"E' difficile dare una risposta sintetica a una domanda tanto complessa. In generale per aumentare la "resilienza" della società, cioè la sua capacità di resistere ad eventi meteo avversi come nel caso attuale, occorre una forte preparazione da parte dei sistemi sociali, che non può improvvisarsi. Occorre avere, ad esempio, degli strumenti moderni di preannuncio di eventi del genere e, dopo questi, è necessario di organizzare i sistemi sociali e sanitari in modo tale che sappiano rispondere a queste anomale forzature in tempi rapidi. Certamente, e questo è molto doloroso doverlo ammettere, il climate change colpirà sempre di più i Paesi aventi le economie più povere, dove è minore tale capacità di adattarsi e/o rispondere adeguatamente prontamente a tali eventi. In tal senso anche la fortissima sovrappopolazione presente in quei territori non facilita certamente l'attuazione di politiche di adattamento". 

Potremmo ritrovarci anche noi in Italia prima i poi in una situazione simile ? In tal caso, cosa dobbiamo fare oggi per non morire domani?  
"In Italia il numero degli episodi di onde di calore è cambiato parecchio dal 1960 sino ai giorni d'oggi. Se si analizza ad esempio il report dell'Anno 2013 prodotto da ISPRA in collaborazione con molte Agenzie ambientali regionali (disponibile qui, figura 3,16 pag 47 : http://www.scia.isprambiente.it/Documentazione/RAPPORTOCLIMA2013.pdf) si può notare molto facilmente quanto sia grande il trend positivo degli episodi di onde di calore negli ultimi 50 anni. Certo, non siamo ancora giunti, se non in casi molto sporadici, al raggiungimento e persistenza di temperature superiori a 45 gradi centigradi per giorni e giorni, ma certamente se si manterrà inalterato questo tasso di crescita delle temperature, sia nei valori medi che negli estremi, scenari del genere 'potrebbero' accadere anche in Italia, e in un futuro forse neanche troppo lontano. Per rispondere a questo problema la Società deve adeguarsi, migliorando certamente il 'tessuto' sociale dove vivono i cittadini, soprattutto quelli all'interno delle grandi città e quelli più vulnerabili, come ad esempio gli anziani e i bambini, per i quali il rischio da onde di calore è maggiore. Sistemi di preannuncio più capillari e soprattutto una risposta adeguata delle strutture sanitarie sono il presupposto essenziale per diminuire il numero dei decessi da onde di calore, causati sia dai colpi di caldo che da disidratazione. Ma anche costruire città più 'resilienti', con una edilizia più 'verde', dei parchi urbani, con edifici più isolati dal forte 'caldo' (e magari anche dal forte "freddo"), sembra essere una delle strade da percorrere. Le tecnologie in gran parte ci sono già per ottenere servizi di preannuncio affidabili, così come per costruire meglio le case e le città. Si tratta di metterle in campo. Per far solo un esempio, in Emilia-Romagna, così come anche in altre parti d'Italia, è da anni attivo il sistema di early warning 'Calore' (vedi qui: http://www.arpa.emr.it/index.asp?idlivello=97). Tale sistema di preannuncio, che vede impegnata in prima fila Arpa Emilia-Romagna, offre alle autorità locali, ai servizi di prevenzione sanitaria e ai cittadini dei sistemi di previsione delle ondate di calore fino a tre giorni, a livello provinciale. Il servizio, diretto principalmente alle autorità sanitarie, è nato da una precisa volontà della Direzione Generale della Sanità e delle Politiche sociali della Regione Emilia-Romagna e da Arpa e fornisce ai cittadini anche consigli pratici (vedi qui: http://www.arpa.emr.it/dettaglio_generale.asp?id=490&idlivello=671) per prevenire i colpi di calore, consigli che in molti casi possono essere addirittura fondamentali per diminuire drasticamente il rischio".

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