Emergenza idraulica: tutti i tecnici del Burana al lavoro 24 ore su 24

Tecnici del Burana al lavoro da venerdì mattina ad oggi 24 ore su 24, pompe idrovore alla massima potenza, rete dei canali saturata dalla ricezione dell’enorme massa d’acqua che si è abbattuta sul territorio: un fine settimana di eccezionale impegno per il Consorzio di Burana.

Il direttore del Consorzio della Bonifica Burana, l’Ing. Cinalberto Bertozzi, spiega il lavoro svolto:” da venerdì mattina l’impianto Pilastresi è stato acceso a piena potenza (quattro gruppi idrovori funzionanti), nonostante il blackout delle prime ore di venerdì, poi risolto. Accanto a Pilastresi, che tuttora è in funzione, ha pompato a pieno regime l’impianto Cipolletta e il Moretta a intermittenza, secondo l’afflusso di acqua. La Botte Napoleonica, nel frattempo, scaricava 36-38 metri cubi al secondo, oggi continua a scaricarne una ventina. Anche gli impianti idrovori di Bondeno-Palata - a servizio di oltre 15.700 ettari di terreni bolognesi fra Samoggia e Panaro - e l’impianto di scolo S. Bianca – a servizio di quasi 18.000 ettari ricadenti nella provincia di Modena e, in piccola parte, di quella ferrarese – hanno scaricato a gravità milioni di metri cubi di acqua alla massima potenza nel fiume Panaro.”

Bondeno, va ricordato, è infatti il punto nevralgico di sfogo delle acque dell’enorme catino di bassa pianura costituito dai terreni modenesi e mantovani da cui si avviano, attraverso il ferrarese, verso il Mare Adriatico. Bertozzi riprende: ”come abbiamo visto dalle notizie di cronaca di questi giorni tutto il territorio ferrarese è stato completamente congestionato, faticando a ricevere le acque del bacino Burana-Volano; accanto a ciò l’impianto Valpagliaro, posto a valle della Botte Napoleonica, non è ancora perfettamente funzionante dopo il danno subito nel 2010 per il cedimento della fondazione del sostegno. Venerdì e sabato, nonostante si fossero messe in atto tutte le manovre di scarico alla massima potenza, l’acqua continuava a crescere. Oggi la situazione è in miglioramento, a parte qualche ristagno di acqua nelle zone più depresse, abbiamo scongiurato allagamenti assicurando lo scolo del bacino di monte e dei territori ferraresi di valle.”

Nel fine settimana appena trascorso al sostegno Passo dei Rossi, Pilastresi, nel mantovano e nel Canale Quarantoli si sono registrate infatti quote idriche eccezionali, pari soltanto a quelle di maggio 1996 che causarono l’allagamento di buona parte del comprensorio di bassa pianura del Burana. Grazie al lavoro del personale del Consorzio, impiegato 24 ore al giorno per far funzionare le pompe, rimuovere le ostruzioni (basti pensare al carico di rami secchi trascinati con sé dalla neve), mettere in atto le manovre idrauliche per i deflussi delle acque nei canali, monitorare in tempo reale la situazione delle quote idriche, si è evitato il peggio.

Il Presidente del Burana Francesco Vincenzi, da pochi mesi Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, reduce da un intervento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 5 febbraio scorso, ribadisce la necessità, a livello locale, come su tutto il territorio italiano – ad elevata criticità idrogeologica – di interventi preventivi importanti: “il Burana ha svolto un lavoro eccezionale, calcolando che ai 70 mm di pioggia caduti in media va sommato il carico della neve creando una situazione critica con pochi precedenti. Ma per scongiurare altri eventi simili il Consorzio della Bonifica Burana ha da tempo progettato un potenziamento del sistema di scolo dell’impianto Pilastresi con la costruzione di un nuovo impianto denominato ‘Cavaliera’ e la realizzazione di una cassa di espansione in località Passo dei Rossi a S. Martino Spino di Mirandola. L’impianto Cavaliera già progettato dal Burana, da ubicarsi in località Malcantone a Bondeno, prevede una portata di scolo fino a 60 metri cubi al secondo scolando per sollevamento dal Canale Pilastresi, attraverso la costruzione di un nuovo canale collettore, nel fiume Po in prossimità della confluenza con il Panaro. Le modifiche che si sono susseguite negli ultimi 60 anni sul territorio, sia in termini di urbanizzazione che di modifica delle pratiche colturali, impongono un potenziamento delle infrastrutture di bonifica. Riparare i danni dopo le alluvioni ha un costo in termini di risarcimenti e riparazioni cinque volte maggiore all’adozione di interventi strutturali e preventivi. Evitando, inoltre, la perdita di vite umane che non conosce ricompensa.”

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