Protezione Civile, è caos Comuni contro la Regione

A Bologna decidono che a dare l’allarme dovranno essere direttamente i sindaci. E a Modena non ci stanno: «Non esiste che ogni amministrazione vada per conto suo»

MODENA Cominciano i problemi legati alla riforma delle province. Il primo sul tavolo del presidente Gian Carlo Muzzarelli si chiama Protezione Civile. La gestione, infatti, sta profondamente cambiando, e non per colpa di chi ci lavora, che non ha certamente perso la sua professionalità che il territorio di Modena, negli ultimi anni, ha purtroppo vissuto in prima linea tra terremoto, tromba d’aria, alluvione.

Il problema è ciò che comporterà l’aver accentrato alla Regione Emilia Romagna questa competenza. Il primo dato si è materializzato sotto gli occhi dei sindaci dei 47 comuni modenesi nei giorni scorsi, quando sono stati chiamati ad una riunione per chiarire i futuri piani di intervento in caso di allerta. E ne è nato un vero e proprio caos, con conseguente insurrezione di una parte dei sindaci che hanno spiegato come lo stato di allerta non possa essere scaricato su ogni singolo comune.

COSA CAMBIA In breve, cosa è successo? Si tocca una cosa che funzionava bene per riversare oneri aggiuntivi sui sindaci che non hanno il personale e oltretutto non sono coordinati tra loro, con un rischio “spezzatino” nella gestione delle allerte, come se il maltempo (per citare il caso più frequente da dirimere, senza pensare ad eventi naturali più catastrofici...) seguisse i confini comunali, come se le nuvole si comportassero in modo diverso a Carpi o a Novi solo per fare dispetto all’uno o all’altro sindaco.

Tra qualche settimana, infatti, presumibilmente col nuovo anno anche se non c’è ancora una data precisa, non esisterà più l’allerta provinciale, ma sarà governata su base comunale con tutta una serie di intermediari che, a detta degli stessi sindaci, non potranno fare altro che complicare la situazione: coordinamento regionale, poi le unioni dei comuni, accanto l’Arpa col suo sistema di allerta e infine i sindaci, che diventeranno dei moderni meteorologi. Una cosa che già funzionava su area vasta, insomma, si è deciso di rivederla con esiti al momento piuttosto incerti, a cominciare dalla neve in montagna e dal gelo in pianura attesi per le prossime settimane. La frase che circola in questi giorni tra i sindaci è questa: «Non esiste che per 47 comuni esistano 47 allerte diverse», tra l’altro su interpretazione di dati dell’Arpa che fornirebbe con una sorta di semaforo il livello di guardia, da verde a rosso a seconda della gravità. Senza poi aprire il discorso sulle previsioni meteo dell’Arpa, che storicamente hanno creato più di un imbarazzo nei comuni anche solo con le semplici manovre antismog.

IL CASO PROVINCE Quella, insomma, che doveva essere una semplificazione, così avevano venduto la sparizione delle Province, rischia di complicare non poco la capacità organizzativa dei singoli comuni, che si troverebbero anche sprovvisti di personale addetto e formato, a cominciare dalla reperibilità notturna di chi avrà il potere, o meglio l’onere, di decidere. Sempre che il presidente della Provincia Gian Carlo Muzzarelli non si prenda anche questa delega, decidendo lo stato di allerta per l’intera provincia. Cosa, al momento, non prevista dal piano regionale. Ma con i buoni uffici di Muzzarelli in Regione potrebbero anche chiudere un occhio. I colleghi sindaci, quasi certamente, sarebbero molto contenti, per una volta, che il plenipotenziario Muzzarelli gestisse questa patata bollente.

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