EmerFreddo. Volontari impiegati per 1400 ore.

Dolcetti & parole

Nell’incontro con i senzatetto è importante scambiare due chiacchiere oltre che offrire qualche genere di conforto.

Anche l’inverno scorso, nelle nottate più fredde, siamo usciti per offrire assistenza ed un po’ di compagnia a chi non dorme coccolato dal tepore di un’abitazione: i destinatari del progetto infatti erano i cittadini italiani e stranieri senza fissa dimora.

La nostra attività si è tradotta come sempre in uscite serali nei luoghi dove sappiamo che gli “spiriti liberi” - come amiamo chiamarli - si radunano più di frequente e ci ha visti protagonisti non tanto nel porgere un bicchiere di the o la coperta che riscaldano queste persone, quanto semplicemente nell’avvicinarli, facendo capire loro che non sei lì per giudicarli, allontanarli od offenderli, ma semplicemente che sei un uomo o una donna in carne e ossa e che parli con loro, li saluti, ricordi i loro nomi, ascolti la loro lunga storia (quella vera o quella che vorrebbero avere, quella vissuta o quella reinterpretata dal loro punto di vista).

Per un volontario queste notti sono quelle in cui si incontra tanta sofferenza, tanta solitudine, tanta disperazione.

Ciò che conta però è fare sentire quella persona importante, anche solo pochi minuti, farle sentire che di lei ci importa.

Per ognuno di noi infatti è fondamentale sapere che qualcuno ci pensa, che qualcuno si preoccupa per noi, che qualcuno tiene a noi e questo è importante anche per chi non ha nessuno...

Contemporaneamente all’assistenza, le uscite hanno anche lo scopo di effettuare un monitoraggio delle condizioni fisiche e sanitarie di queste persone che, se si rivelasse necessario, verrebbero indirizzate alle strutture preposte.

L’emergenza freddo è un’esperienza sicuramente “forte” e toccante, ma che, allo stesso tempo ci rende interiormente più ricchi, non soltanto come volontari ma anche come persone.

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