Un pasto per chi dorme in auto

Nel cuore della notte, temperatura sotto zero, una "ronda" fatta con il cuore - quella di Elisa, Alessandro, Pasquale e Danilo - per portare un the caldo e qualche piccolo pasto a chi è costretto a vivere all'aperto.

Sono i duecento volontari della Protezione civile che insieme alla Croce blu hanno formato squadre per portare un po' di conforto ai meno fortunati. Ciascuno ha una sua storia da raccontare, ma tutte in questo periodo hanno un comune denominatore: la crisi. Si entra in un circolo vizioso che inizia con la perdita del lavoro, come ci racconta Yehia, che dorme nella sua vecchia Fiat Uno nei pressi di San Cataldo. Non si può pagare l'affitto, si subisce lo sfratto e ci si arrangia come si può. Il percorso dalla perdita di lavoro alla strada è lento, ma inesorabile.

Questi giorni sono drammatici per gli homeless di Modena e alla routine dei volontari, si aggiunge l'emergenza del grande freddo. Alessandro, il capo squadra della piccola pattuglia di turno nella notte di mercoledì, dopo due anni di volontariato è il veterano del gruppo: «Queste persone vivono grazie agli aiuti delle varie associazioni, quello che fa specie e che molte sono nel pieno della loro vita, potrebbero fare qualsiasi lavoro ma non trovano nulla a causa di questa crisi che non lascia scampo». Ivan ed Enza vivono insieme da quindici anni, venuti a Modena per alcune promesse di lavoro si sono trovati a dormire nella stazione dopo che i vari accordi presi sono svaniti come nebbia. Rannicchiati in un angolo della stazione raccontano di come si sono trovati a dormire per strada, dopo aver speso tutti i soldi. Quello che è brutto, scandisce Ivan, «è trovarsi in questa situazione a soli trentacinque anni, senza lavoro non si trova casa, e anche se la si trova, devi avere minimo 5mila euro tra caparra e spese di agenzia: come si fa a trovarli tutti quei soldi?».

Quello che colpisce come un pugno nello stomaco e che molti alla vista dei volontari li accolgono come dei bimbi dell'asilo alla vista dei loro genitori. Quasi abbracciandoli gli chiedono qualcosa di caldo, poi c'è il bisogno di parlare vitale quasi come la necessità di nutrirsi e ripararsi dal freddo intenso di queste notti. Yehia nella sua piccola auto persa in mezzo alla neve saluta dicendo: «Il mio sogno è ritrovare da lavorare per poter avere un tetto e un letto caldo e poter dormire senza più soffrire. Per ora devo vivere così».

Per quelli come Yahia il Comune ha annunciato che la sala d'attesa della stazione ferroviaria resterà aperta tutta la notte «per limitare le difficoltà provocate dalla neve a persone senza fissa dimora o ad anziani soli». Per questi ultimi i Servizi sociali assicurano pasti a domicilio. Ulteriori verifiche sono condotte su persone sole che potrebbero avere piccole esigenze quotidiane.

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