Terremoto, il drammatico racconto degli emiliani

Doglie in anticipo per una ragazza incinta a causa dello spavento. Notte in auto per molti bolognesi.
Data: 16/09/2003
Fonte: Emilianet
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BOLOGNA (15 set. 2003) - Dopo un boato terrificante a casa del signor Bruno l'orologio a pendolo si è inclinato ed è rimasto bloccato alle 11.44, l'ora del terremoto. Nessuno ha dormito la notte scorsa a Monghidoro, dove la terra ha tremato con un un'intensità - l'8/o grado della scala Mercalli - che a Roberta Naldi, 34 anni, ha fatto pensare che fosse arrivata la fine: "Ero a letto a guardare la tv. Era appena finita Miss Italia e ho sentito un boato spaventoso, come un treno che mi stava venendo addosso. Ho pensato di morire. Sono saltata giù e sono corsa da mia madre. La scuotevo e continuavo ad urlare - racconta Roberta, ancora sotto choc - speriamo che sia finita, ma sento qualcosa di strano nell'aria come stanotte". Per la paura sono corsi in strada quasi tutti i circa 3.500 abitanti di questo paese dell'Appennino bolognese conosciuto perché qui è nato Gianni Morandi. E a pochi chilometri da qui, vicino a Loiano, lo spavento ha fatto venire le doglie in anticipo a una ragazza quasi al termine della gravidanza che un'ambulanza del 118 ha portato di corsa in ospedale a Bologna a partorire il suo bambino 'figlio del terremoto'. La scossa per fortuna non ha provocato nessun ferito grave, solo qualche frattura e alcune slogature rimediate scappando a precipizio dalla casa che tremava, dai quadri che cadevano, dai letti e dagli armadi che si spostavano.
"Ho sentito un boato atroce e il letto mi è partito da sotto. Ho pensato con terrore alla mia nipotina di 4 anni che era nell'altra stanza - racconta Valerio Borsetti, senza riuscire a trattenere le lacrime al ricordo di quei momenti - è stato uno spavento enorme che non ho mai provato in tutta la mia vita". Oddone Ferretti, invece, qualcosa di simile l'aveva provato nel 62 quando una scossa del 6/o grado aveva già fatto tremare Monghidoro: "Ma questa volta è stato peggio, un boato così non l'avevo mai sentito. Mi sono svegliato di soprassalto e ho visto alcune crepe sui muri. Ho passato la notte facendo avanti e indietro tra casa e fuori, ma qui siamo 12 inquilini e gli altri hanno preferito dormire in macchina anche se faceva molto freddo. Ma io no, io ho già campato 73 anni e se muoio chi se ne frega". Molti anziani del paese però non la pensano come lui, alcuni per lo spavento si sono sentiti male, molti altri sono corsi a cercare rifugio nella piccola stazione dei vigili del fuoco che nella notte ha accolto soprattutto vecchi e bambini svegliati nel cuore della notte più dalla paura dei genitori che dal boato.
In tanti a Monghidoro hanno passato la notte di domenica in macchina con i bambini e le coperte per ripararli dal freddo, mentre una decina di famiglie della frazione Zaccarlina sono state evacuate dalle loro abitazioni lesionate. Bruno, il titolare del bar Touring nel centro del paese, era già andato a casa dopo aver chiuso il locale ed è la sua pendola appesa al muro che ha fissato l'ora esatta del terremoto: "Doveva sentire che roba, la paura è stata grande. Sono saltato giù dal letto e ho udito che qualcuno in strada gridava 'tutti fuori, tutti fuori'. In casa c'é qualche piccola crepa ma questa sera torno a dormire nel mio letto perché non ho chiuso occhio tutta la notte". Le scuole del paese - circa 500 ragazzi e bambini fra materne, elementari, medie e superiori - questa mattina hanno aperto regolarmente dopo la verifica della stabilità dell'edificio. Ma alcuni genitori hanno preferito tenere a casa i loro bambini più che per prudenza per farli riposare e recuperare il sonno dopo la notte di paura, continuamente tormentata dal susseguirsi delle scosse minori dello sciame sismico. I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte, anche consolando e calmando i più terrorizzati: "Qui sono tutti volontari e stanotte non c'è stato neppure bisogno di chiamarli perché un attimo dopo la scossa erano tutti qui - spiega con orgoglio il capo distaccamento Angelo Milani - e tutti oggi hanno preso un giorno di ferie per continuare i sopralluoghi: una bella dimostrazione di senso civico". Un pò fuori dal paese il cancello della casa di Gianni Morandi è chiuso con una catena: "Gianni è andato via appena sette-otto giorni fa e non c'è più neppure sua madre - racconta Francesco Lorenzini, 87 anni, che abita di fianco alla casa dei Morandi e che Gianni l'ha visto nascere - dopo le vacanze sono tornati tutti a Bologna. Si sono risparmiati una bella paura". Negli altri paesi si sentono racconti simili. Nella vicina Loiano tanti hanno dormito in auto e tra quelli che erano rimasti o tornati in casa qualcuno è scappato in gran fretta avvertendo all'1.30 una scossa di assestamento più violenta delle altre. Ma la paura è stata forte anche in pianura, anzi a Bologna qualcuno, abitando ai piani alti ha avvertito la lunga scossa con un terrore ancora maggiore. "Ho sentito muovere i soprammobili e i giochi dei bambini e come prima cosa ho pensato di avere i ladri in casa", racconta Vincenzo che sta al quinto piano di un palazzo sui viali. "La cosa più impressionante è stata il movimento ritmico e sempre più forte delle tapparelle. Ho disceso le scale piano piano, stupita che non lo facessero anche gli altri inquilini. In strada ho trovato soprattutto giovani, gli studenti che abitano nella zona. Poi sono entrata in un pizzeria dove mi conoscono. Ero sola in casa e avevo soprattutto bisogno di un contatto umano", racconta una donna che abita al sesto piano nella prima periferia.
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