In un?ora si concentra la pioggia di un mese

Nasce un sistema d?allarme europeo per prevenire gli eventi. «Diremo quanta acqua sta per cadere»
Data: 11/09/2003
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ROMA - I meteorologi lo avevano detto fin dal mese di luglio: dopo l?estate rovente arriveranno le piogge violente e alluvionali. Troppa l?energia accumulata dai mari e dalle terre. Superiori alla media i processi di evaporazione. E, puntualmente, sono arrivati i fenomeni estremi: «bombe d?acqua» (così le chiamano gli esperti), tempeste di fulmini e trombe d?aria. Il fatto più singolare è che, per una data località, il bilancio delle precipitazioni totali nell?arco di un anno, cioè la quantità dell?acqua che arriva al suolo, è pressoché immutato. «Quel che aumenta è la frequenza dei fenomeni estremi sia di pioggia sia di siccità - spiega il capo dell?Ufficio meteorologico nazionale dell?Aeronautica Militare Roberto Sorani -. Alcuni episodi di pioggia sono molto più intensi. Capita sempre più spesso che in una località, come l?altro giorno a Napoli, dopo un periodo di scarsità di precipitazioni, si concentri in un?ora tutta la pioggia che solitamente cade in un mese o più. Da che cosa dipendono questi fenomeni? Alcuni parlano di tropicalizzazione del clima. E? possibile. Ancora dobbiamo capirlo a fondo». Tutto questo mette a dura prova le infrastrutture urbane, come i sistemi di deflusso delle acque, che non erano state progettate per smaltire piogge così concentrare. Molti esperti di cambiamento climatico suggeriscono che è urgente passare dall?emergenza alle misure di adattamento strutturale: riprogettare le città e le altre opere pubbliche in modo che resistano agli eventi meteorologici estremi. «Da parte nostra - dice Sorani - stiamo migliorando i nostri modelli numerici, per arrivare a previsioni sempre più precise di questi eventi, anche valutando quanto acqua potrà arrivare al suolo. Poi toccherà ad altri fare la loro parte per rendere meno vulnerabili i vari sistemi della vita civile».
Alla vigilia di un summit che si svolgerà a Roma dal 15 al 19 settembre (Sesta conferenza europea sulle applicazioni delle meteorologia), con la partecipazione di 300 esperti da tutto il Continente, il responsabile dell?Ufficio Meteorologico dell?Aeronautica, fisico di formazione e generale di carriera, ci anticipa alcuni dei temi in discussione, quanto mai attuali in questi giorni di sconvolgimenti meteo-climatici.
«I servizi meteorologici nazionali dell?Europa Occidentale hanno intrapreso uno sforzo eccezionale di cooperazione per migliorare il monitoraggio, l?elaborazione dati, la ricerca scientifica - annuncia Sorani -. Nuove strumentazioni a terra e nello spazio, programmi numerici più efficaci, maggiori investimenti, ci metteranno in condizione di conoscere con maggiore precisione l?impatto del tempo meteorologico sui settori vitali come l?energia, l?agricoltura, i trasporti, il turismo».
Innanzitutto, informa Sorani, è entrato in fase operativa «Msg 1», il primo di quattro satelliti europei Meteosat della seconda generazione. «Riprende immagini ogni 15 minuti, anziché ogni 30, con una risoluzione più alta e in 12 diverse lunghezze d?onda invece delle 3 dei suoi predecessori. Il satellite, dall?alto dell?orbita geostazionaria, inquadra l?Europa, l?Africa, gli oceani Atlantico e Indiano, ed è in grado di aiutarci a riconoscere con maggiore tempestività anche le piccole ma intense depressioni che portano a intense precipitazioni, temporali e venti potenzialmente distruttivi».
Pure le strumentazioni di terra e dell?aria sono in fase di rapido rinnovamento, aggiunge Sorani: «Alla rete formata da 5 radar meteorologici gestiti dall?aeronautica Militare si sta affiancando quella dei radar regionali gestiti dalla Protezione Civile. Proprio in questi giorni abbiamo avuto una serie di incontri con il responsabile Bertolaso per integrare i flussi dei dati provenienti da questo mosaico di radar che servono a monitorare le aree di bassa pressione. Inoltre, si allargano le convenzioni stipulate con alcune compagnie aeree per ospitare sui normali aerei di linea strumentazioni di monitoraggio di vari parametri atmosferici».
Tutto questi sforzi, spiega Sorani, sono finalizzati a conoscere esattamente dove, quando e con quante precipitazioni colpirà un evento estremo di maltempo. I progressi sono evidenti: «All?inizio degli anni ?90 le previsioni a 4 giorni avevano un?attendibilità dell?80 per cento. In soli dieci anni abbiamo guadagnato un giorno: cioè la stessa attendibilità ora ce l?hanno le previsioni a 5 giorno. Anche sulla scala spaziale ci sono stati grandi progressi, nel senso che ora possiamo prevedere l?evoluzione del tempo con dettagli regionali. Il nostro obiettivo è di migliorare ancora le nostre capacità previsionali, in modo tale altri soggetti, a partire dalla Protezione Civile, possano svolgere al meglio il loro compito di prevenzione».
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