Oggi, Campo Pascoli

Impressioni e stati d’animo di Marcello Bianchi in versione "capocampo" alla tendopoli di San Felice

Data: 14/01/2013

Autore: Marcello Bianchi 

Il cigolio del cancello che si apre mi sveglia. Un furgone sta entrando dalla carraia, metto fuori la testa dalla tenda: è la disinfestazione. Con la vista appannata guardo il cellulare, le 2 e 43. Torno in branda.

Qualche ora più tardi, tra le tende dei volontari, mugugni e sbadigli. Una battuta genera risate. Sono quasi le sette ed esco sulla veranda, una volontaria va verso i servizi igienici, un altro fuma una sigaretta, qualcuno ha preparato il caffè. Inizia una nuova giornata al Campo Pascoli.

Poco dopo arrivano i Volontari “giornalieri” e come di consueto, tocca al responsabile del Campo accoglierli. Vado subito al sodo: «Buongiorno ragazzi, registratevi in segreteria, fate colazione in mensa, poi tornate qui che ci aspetta una montagna di cose da fare».

Nel giro di mezz’ora la “macchina”, ben oliata, è nel pieno delle attività. Più di trenta volontari, divisi tra cucina, magazzini e pulizie, sono all’opera.

Alloggiati dentro tende ministeriali ci sono oltre centoventi persone, perlopiù anziani, alcuni allettati e con tanto di badante.

Sebbene più volte, da volontario, sia stato in zone disastrate, questa esperienza è diversa. Vedere i luoghi dove trascorrevo le mie estati da bambino, così martoriati dal sisma, è stato un duro colpo.

Questa volta è qui “nella bassa”, dove ognuno di noi ha un parente o un amico.

Questa volta quando vado tra le tende per sentire come va, ricevo risposte in dialetto, nel mio dialetto. Quando i “vecchietti” mi raccontano dove abitavano, cosa facevano di solito durante il giorno, lo fanno con la voce rotta dall’emozione di chi ha perso molto, tranne la dignità. E’ gente che non si arrende e che “tiene botta”. Gente dell’Emilia.

Poi ci sono i Volontari. Anche questa esperienza, ancora una volta, mi ha fatto apprezzare la generosità dei tanti Volontari giunti da associazioni diverse. Volontari che nonostante le molte ore di lavoro, dopo aver preparato e distribuito centinaia di pasti, pulito bagni e ramazzato vialetti senza nulla chiedere, mantengono sempre il sorriso sulle labbra.

E a fine serata, quando tutto il campo dorme, ci si trova a fare le ore piccole di fronte alla tenda del Capocampo. Si fanno quattro chiacchiere davanti ad un bicchiere di birra, ci si conosce meglio, ci si scambiano impressioni. Poi tutti in branda. Domani si ricomincia. 

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