Grazie a chi ci aspetta a casa

L’altruismo senza volto

Se il volontario può attivarsi è anche per la generosità di famigliari, amici, datori di lavoro

Data: 19/02/2014

Autore: Elena Muzzioli 

L’alluvione del 19 gennaio si è insinuata nelle nostre terre mettendo ancora una volta a dura prova quella parte di Emilia già segnata dal terremoto, portando via a tante famiglie ciò che con fatica era stato ricostruito o si stava ricostruendo.

Con l’arrivo del messaggio di codice rosso, ogni volontario ha percorso la strada verso Marzaglia con lo zaino contenente tutto ciò che può servire in situazioni di emergenza e con tanta energia nelle braccia, perché in situazioni come queste si sa che il lavoro da fare sarà tanto e pesante.

Le squadre si sono avvicendate su vari turni in varie parti della provincia e ciascuno di noi ha vissuto esperienze umane cariche di significato.

È giusto, però, raccontare anche una “storia silenziosa”: è quella di tutti i nostri famigliari che ci hanno visto uscire alle ore più strane e rientrare a casa stanchi e provati, è quella dei datori di lavoro (pubblici e privati) che ci hanno lasciato andare a portare il nostro aiuto per l’emergenza, è quella dei colleghi e dei soci che ci hanno sostituito facendo anche la nostra parte, è quella di tutte le persone a cui abbiamo chiesto di “aspettare” perché la scala delle priorità era cambiata...

Se i volontari di Protezione Civile, ancora una volta, hanno potuto fare tanto per quanti avevano bisogno, occorre ringraziare ciascuna di queste persone che - senza apparire - ha messo il proprio cuore accanto ai nostri, dandoci così la possibilità di fare qualcosa di concreto.

È questo altruismo che tesse la trama speciale ad “alta visibilità” di cui sono fatte le nostre divise! 

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