Psicologia dell’emergenza: come operare su scenari a forte impatto emotivo (1° parte)

Data: 27/01/2022

Autore: Daniele Montorsi 

In psicologia e psichiatria per “disturbi da stress post-traumatico" si intende l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico (come un naufragio, un incidente stradale), catastrofico (come un terremoto, un incendio), violento (come attentati, azioni belliche, abusi sessuali) subito da un soggetto. La risposta che il soggetto interessato può dare, include incubi, flashback e in genere, un profondo disagio psicologico di fronte a persone o a situazioni che, anche a distanza di tempo, gli possono far ricordare l’evento traumatico.

E’ con questa iniziale precisazione che mercoledì 26/1, nella nostra sede e nel pieno rispetto delle disposizioni in materia di contrasto al COVID 19, abbiamo iniziato un percorso di approfondimento su questi temi, la cui conoscenza è per noi volontari estremamente importante per rendere sempre più la nostra azione operativamente efficace ed emotivamente corretta.

In genere, il soccorritore (sia esso professionista o volontario), ha una soglia di tolleranza allo stress, più alta, perché la sua preparazione, le sue motivazioni, l’abitudine a lavorare organizzato, le sue precedenti esperienze operative, gli permettono di proteggersi meglio dal trauma.

Tuttavia, anche per lui, non devono essere sottovalutate tutta una serie di considerazioni.

Innanzitutto una chiara conoscenza delle proprie personali risorse ma anche dei propri limiti; poi avere chiari i confini del proprio ruolo e del proprio intervento, per cui se da un lato è giusto e naturale fermarsi ad ascoltare il traumatizzato con il quale si sta operando, è altrettanto necessario veicolarlo verso coloro che, professionalmente, sono più preparati di noi ad un aiuto psicologico.

Altrettanto necessaria per il soccorritore, è la sua capacità, anche nelle situazioni più impegnative, di sapersi staccare per qualche momento, evitando di esserne travolto; ed infine, cosa estremamente importante, saper lavorare in gruppo, perché è in quest’ultimo e nella dialettica che ne coinvolge i componenti, che il soccorritore può scaricare il suo stress.

Infatti, nel gruppo dei propri pari, è possibile verbalizzare quanto si è vissuto e condividerlo con gli altri per normalizzare la propria situazione. Le cose non dette e non correttamente metabolizzate, possono rimanere dentro di noi e corroderci nel tempo. Dunque, dare sempre spazio a chi vuole parlare e dire ciò che ha vissuto, assecondando una naturale tendenza dell’animo umano a condividere per ricercare quel “ristoro psicologico” di cui tutti noi abbiamo bisogno.

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