Il terremoto: conoscerne le cause per meglio gestirne gli effetti

Data: 31/03/2022

Autore: Daniele Montorsi 

Si è parlato di terremoti nella serata di mercoledì 30/3 e il nostro ospite, il dott. Romano Camassi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ci ha accompagnato in una sorta di "viaggio" che è stato quanto mai interessante e utile per la nostra formazione di volontari consapevoli.

Senza addentrarci in campi molto complessi e specialistici, possiamo dire che quasi tutti i terremoti si manifestano in prossimità delle "faglie", cioè dei confini tra due placche tettoniche: quella specie di immense "isole" galleggianti sul magma, che sostengono i continenti.
Le placche nel loro costante movimento "sfregano" o "cozzano" le une rispetto alle altre, provocando una deformazione delle rocce sottostanti, fino ad un punto di rottura che libera grandi quantità di energia attraverso onde chiamate "onde sismiche".

In quest'ottica, anche l'Italia, terra di confine tra due placche, è un territorio molto sismico a giudicare dai circa 3000 terremoti che l'hanno interessata nel corso della sua storia e dei quali è rimasta traccia nelle tante cronache del tempo, come quello del giugno 1501 che interessò proprio la nostra città causando ingenti danni tra i quali il crollo di due campanili.

Inoltre, anche la credenza popolare da sempre diffusa, secondo la quale la ricchezza di acque che nei secoli ha sempre caratterizzato il nostro territorio (basti ricordare le risorgive naturali meglio conosciute come "pozzi artesiani o modenesi"), rappresenterebbe una sorta di "ammortizzatore" naturale delle scosse sismiche, si è rivelata nel tempo una "fake news".
Nei secoli infatti, molti dei corsi d'acqua sotterranei, si sono asciugati per vari motivi, lasciando ampi strati di sabbie che la scienza ha dimostrato essere in realtà elementi amplificatori dei terremoti e dei loro effetti, come abbiamo purtroppo potuto sperimentare nell'evento del maggio 2012.

Più raramente i terremoti avvengono in aree vulcaniche, mentre sono da escludere cause come il crollo di immense cavità sotterranee o l'esplosione di sacche di gas, come si riteneva un tempo.

Ogni giorno sulla Terra si verificano migliaia di terremoti documentati da una fitta rete di sismografi, ma fortunatamente per noi solo qualche decina sono percepiti dalla popolazione e la maggior parte di questi ultimi causa poco o nessun danno. Infatti la durata media di una scossa è molto al di sotto dei 30 secondi mentre per le più forti, non si arriva al minuto.

Rimane tuttora irrisolto, il grande problema della non prevedibilità di un terremoto.
Le tante spiegazioni, come il cambiamento nelle temperature e nei livelli dei corsi d'acqua, che la cultura popolare ha formulato nei secoli, o l'osservazione di comportamenti improvvisi negli animali a noi vicini come cani e gatti ed infine, in tempi più recenti, l'aumento improvviso della concentrazione di gas pericolosi come il radon, allo stato attuale delle nostre conoscenze, valgono per quello che sono: osservazioni, segnali sicuramente interessanti, ma ancora privi di una chiara rilevanza scientifica.

Per concludere, dobbiamo dire che se non è possibile prevedere un terremoto, è tuttavia possibile minimizzarne i danni a persone e cose, sia conoscendo meglio il territorio dove abitiamo, sia realizzando meglio le nostre costruzioni, sia educando tutti noi (a partire dalle scuole) a un nuovo approccio culturale che realizzi pienamente quella che è la "filosofia" della Protezione Civile: non mettere un soccorritore a fianco di ciascun cittadino, ma trasformare ciascuno di noi in "protettore" di se' stesso e degli altri.
Una sfida, quest'ultima, che possiamo e dobbiamo vincere.

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Riportiamo alcuni link a risorse digitali ed animazioni:

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