IO NON RISCHIO 2023: considerazioni, criticità, conferme, proposte

Quest'anno il consueto debriefing sull'iniziativa IO NON RISCHIO che, come ricorderete, ci ha visti impegnati a Largo Sant'Agostino, il 14 e 15 ottobre, ha assunto un significato particolare per i “due assi” che hanno caratterizzato questa edizione.
Innanzitutto la collaborazione avviata con l'Ing. Giovanni Manieri, vero catalizzatore delle due giornate, che con le sue piastre vibranti, ha reso ben evidente lo stress che una costruzione subisce quando è sottoposta a scosse telluriche.
Secondo, la partecipazione, per la prima volta, della C.R.I. che si è unita a noi e alla storica Croce Blu, nell'animazione della piazza.
Dunque due collaborazioni importanti, due “porte aperte” su campi che dovremo esplorare anche attraverso un rafforzamento dei legami umani e operativi, coinvolgendo entrambe non soltanto nella fase dell'animazione della piazza, ma anche nel precedente e ben più impegnativo lavoro progettuale.

Nell'edizione di quest'anno, abbiamo cercato di mantenere l'idea, già sperimentata, del “percorso” provando però a riempire la piazza con tanti e nuovi stimoli (una cartellonistica rinnovata e più accattivante nella grafica, le già ricordate piastre vibranti, le “isole tematiche” ecc.) nella speranza di suscitare un maggiore interesse nei cittadini che sono sempre distratti e frettolosi nel loro “andare in centro”. Speravamo con tutto questo, di farci “invadere” dalla gente che attendevamo più numerosa di quello che in realtà è stato.
Ed allora, ritorna centrale il ruolo dei comunicatori, perché nel momento che fermiamo una persona, mettiamo in gioco noi stessi, “vendiamo” la nostra persona. Dunque affinare sempre più la nostra personale capacità di creare empatia col pubblico, fino a realizzare quello che gli addetti alla comunicazione definiscono “sequestro emotivo” parola un po' inquietante che però sta ad indicare la capacità di saper attivare in chi ci ascolta, quella parte del cervello (sistema limbico o emozionale) che risponde più velocemente ad una emozione.
In quest'ottica, anche la presenza di una terza associazione, la C.R.I., impone un cambiamento nella nostra abituale operatività, superando la storica divisione circa le emergenze da trattare: noi sempre quella sismica, la Croce Blu, quella alluvionale.
Da ora in avanti, in tre, sarà tutto diverso perché dovremo riabituarci a saper parlare di tutto, per interfacciarci più facilmente col pubblico.
Dunque, concludendo, un debriefing articolato, interessante, ricco di spunti per rendere ancora migliore la prossima edizione.

L'ultima parte della serata, tanto per rimanere in argomento terremoti, è stata animata da Elisa Carnevali, nostra volontaria e geologa che ci ha presentato la serie dei 10 terremoti più forti, documentati attraverso foto e filmati, registrati nella storia. Dunque, una lunga serie di immagini, alcune sbiadite dal tempo, altre ancora vivissime nella loro drammaticità; una finestra aperta su quanto siano inimmaginabili le forze che si liberano sotto terra quando due placche tettoniche si “scontrano” in un punto e di quanto grandi possano essere i danni procurati in superficie.

Per la cronaca, sapete quale è stato il più grande terremoto del '900?
È avvenuto nel 1960 a Valdivia (Chile), registrando una magnitudo 9.5 (su una scala di 12) pari alla forza mostruosa rilasciata da 180.000 bombe atomiche come quella di Hiroshima. Malgrado abbia spostato l'asse terrestre di 8 cm ed innestato uno tsunami con una prima onda di 8 metri e una seconda di 10, causò per fortuna “solo” 1700 morti in quanto si preannunciò con 4 scosse premonitrici che spaventarono molto e dispersero la popolazione, seguite poi da quella principale e ben più disastrosa.

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