Profughi, Errani sprona l'Emilia

Quello che è certo è che dovrebbero essere 4mila i profughi che l'Emilia-Romagna deve prepararsi ad accogliere: 4mila, per rispettare la proporzione di mille profughi libici ogni milione di abitanti. Il governatore Vasco Errani, che è anche a capo della conferenza delle Regioni, a margine dell'Assemblea legislativa ribadisce il proprio impegno: "Domani vedremo il piano del Governo, siamo in stretto rapporto con le Prefetture, con i Comuni e le Province e, dentro questo quadro, con le risorse assicurate e garantite dal Governo, faremo la nostra parte". L'Italia, che vive in una situazione "diretta e pesante", aggiunge Errani, "perché la situazione a Lampedusa è insostenibile", deve dunque dare una risposta e "ciascuno che ha una responsabilità la deve assumere".

Ma se Errani invita le realtà territoriali a fare la propria parte, crescono i malumori lungo la via Emilia, soprattutto di fronte alle scarse notizie della dislocazione dei profughi.

"Serve un sussulto di responsabilità a tutti i livelli'', torna a ribadire oggi Vasco Errani, dopo averlo fatto anche nei giorni scorsi. Sollevando, probabilmente, reazioni diverse da quelle che poteva attendersi. Il più strenuo contrario a qualsiasi arrivo è il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, che sbotta: "Il piano annunciato dal Ministro Maroni non esiste", e sottolinea l'impegno che "da dieci anni" la città romagnola porta avanti, anche nei confronti dei richiedenti asilo. "Adesso tocca agli altri

"Hanno ragione i cittadini di Lampedusa: bisogna fare un piano serio che sia in grado, da un lato di dare una risposta, dall'altro far sì che l'Europa si faccia carico di questa emergenza, che è europea'', continua a dire Errani. A Bologna la Prefettura da giorni sta esplorando i vari siti adatti ad accogliere i profughi. La lista arriverà domani sul tavolo del ministro Roberto Maroni. "Noi siamo pronti" fa sapere Demetrio Egidi, a capo della Protezione Civile dell´Emilia Romagna. Non verranno costruiti nuovi campi profughi: l´obiettivo è infatti quello di utilizzare ex scuole, edifici dismessi o caserme militari idonee e adattabili all´uso in poco tempo. Non ha trovato conferma l'ipotesi di un sito militare vicino a Monghidoro.

In attesa di conoscere maggiori dettagli sulla situazione e sulle prospettive anche il sindaco di Reggio Emilia. ''Senza le necessarie garanzie, chiedo al governatore Errani di dire 'no' lunedì al ministro Maroni per l'emergenza profughi'', aveva detto nei giorni scorsi Graziano Delrio. ''Reggio Emilia è sempre stata di esempio nell'organizzare l'accoglienza e nel gestire le emergenze. Reggio ha il 17% di stranieri sul proprio territorio, diversamente da molte altre città, e si fa carico da tempo di dare risposta a un fenomeno che non è reggiano, ma globale. Pertanto non ci tireremo indietro in un'emergenza nazionale come questa, tuttavia faremo la nostra parte solamente davanti a precise garanzie da parte del Governo''. Ovvero tempi, strutture necessarie, sicurezza e organizzazione dell'accoglienza.

Ma oggi un altro reggiano, il consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, chiede al Governo di adottare senza indugi la via del rimpatrio: ''L'80% degli immigrati in arrivo a Lampedusa non fugge dalla guerra, ma vuole solo sbarcare in Europa: sono quindi immigrati clandestini e l'Italia dovrebbe respingerli''. ''Ogni provvedimento che preveda la loro distribuzione sul territorio italiano, all'interno dei centri di accoglienza, - avverte - non può che essere provvisorio, in attesa del rimpatrio in quanto clandestini. Questi centri, inoltre, devono prevedere forme più rigide di sorveglianza, onde evitare le 'grandi fughe'.
I veri profughi e coloro che hanno diritto all'asilo politico, previo accertamento scrupoloso di tale condizione, devono essere accolti, nel rispetto delle convenzioni internazionali e delle leggi italiane'', aggiunge Filippi, tornando a chiedere ''un intervento coordinato della Commissione Europea".

Nel frattempo, a viale Aldo Moro la consigliera della Federazione della Sinistra Monica Donini chiede che siano adottati "strumenti di trasparenza sulle entrate e le uscite dai Cie dell'Emilia-Romagna", quello di Modena e quello di Bologna, "per scongiurare il rischio di condannare alla clandestinità persone che chiedono rifugio e cittadini di Paesi nei quali è sicuramente in questa fase impensabile rimandarli". L'interrogazione di Donini è stata firmata anche dal collega di gruppo Roberto Sconciaforni e dai consiglieri di Sel-verdi, Gian Guido Naldi e Gabriella Meo.

Questo contenuto è stata visualizzata 1182 volte