Si riparte quindi alla volta del direzionale 70: «I cittadini - spiega Davide, uno dei volontari - ci hanno segnalato la presenza di un uomo che dorme in uno degli androni del palazzo. Ha bisogno di una coperta e vorremmo portargliela». Ma l'ispezione degli anfratti del direzionale non porta a nulla. O, meglio, scopriamo il giaciglio del senzatetto, ma lui non c'è. «Gliela porteranno domani i volontari di un'altra associzione», assicura Davide. Le onlus, infatti, lavorano in sinergia e alla fine di ogni turno si scambiano via mail le informazioni relative alle persone da aiutare. Sulle coperte c'è poi un mondo da scoprire: «Si può dire che esiste un mercato dei panni - spiegano i volontari - A volte i senzatetto li rivendono o li barattano, a volte se li rubano a vicenda. I sacchi a pelo, invece, ormai sono un lusso».
Il pullmino passa poi per piazzale Risorgimento, alla ricerca di Marcellino, uno storico barbone di Modena che dorme tra i cespugli vicino al bagno pubbico: si dice che viva per strada per scelta. Ma anche lui, non c'è. «Forse si è rifugiato in stazione perché in questi giorni fa troppo freddo», suggerisce Silvia. E infatti la tappa principale è proprio la stazione ferroviaria, aperta in queste notti di gelo su ordine del Comune di Modena. La situazione è desolante. La sala d'aspetto è un dormitorio. Otto persone, sette uomini e una donna, hanno trascorso la notte tra lunedì e martedì qui. «E' così tutte le sere», dicono i volontari che distribuiscono bicchieri e bicchieri di bevande calde, biscotti e pane. C'è chi si stende sulle sedie e chi, invece, preferisce dormire a terra su un giaciglio ricavato con piumoni e stracci. La temperatura è nettamente più alta rispetto al gelo che c'è fuori. «Domattina all'alba - racconta uno dei senzatetto - verranno a svegliarci gli agenti della polizia ferroviaria e ci manderanno via. Qui devono fare le pulizie».
Alle nove di sera, però, i barboni ricominciano già a colonizzare la sala d'aspetto e a quell'ora ci sono ancora molti viaggiatori in giro, che non gradiscono: «I pendolari ci guardano male - prosegue un altro - ma cosa possiamo fare?». Il posto nella sala d'attesa è ambito, ma altre quattro persone preferiscono dormire nel sottopasso che porta al binario 7. Ci sono un giovane, un anziano e una coppia di fidanzati trentenni: «Siamo di Milano - raccontano i due - a Modena ci era stato promesso un lavoro nel magazzino di un mobilificio. Ma quando siamo arrivati ci hanno detto che non c'era più posto. A casa non possiamo tornare, allora dormiamo qui. Abbiamo finito i soldi e non possiamo permetterci nulla. Almeno noi siamo in due e ci facciamo coraggio l'un l'altra». «Domani sera - suggerisce Davide - cercate di andare a dormire in sala d'attesa, le temperatura sara più rigida». Il giro è terminato, abbiamo incontrato quasi tutti i barboni in stazione, tranne Marcellino, che non c'era. Si torna alla base con i termos vuoti. Robert è ancora là, seduto davanti al santuario. Al freddo.