Protezione Civile, volontari di professione

Un esercito di comuni cittadini che si addestra per far fronte alle emergenze: «La formazione è fondamentale, è così che siamo pronti quando c’è l’allarme»

Si esercitano dietro le quinte, gli stessi volontari che avete visto girare tra le tende blu dei campi d'accoglienza, garantire la viabilità nei mesi più nevosi, lavorare in squadra per spegnere gli incendi boschivi, coordinarsi sugli argini dei fiumi in piena.

Un quadro sfaccettato, il raggio d'azione del Gruppo Comunale dei Volontari della Protezione Civile di Modena. Un esercito giallo di comuni cittadini che sabato e domenica si sono dedicati a una delle loro esercitazioni: ventiquattro ore di addestramento, dalle ore 14 di sabato alle ore 14 di domenica. La ricetta? Coordinazione, collaborazione, stivali di gomma, un argine di prova e un gruppo affiatato.

«Le esercitazioni sono una parte fondante della nostra attività: - spiega Matteo Berselli, responsabile del Gruppo Formazione Moproc - con una cadenza mensile svolgiamo attività di formazione che spaziano dall'utilizzo dell'attrezzatura, alle prove di evacuazione, all'assistenza della popolazione nei campi, a tante altre attività di base, mentre circa una volta ogni sei mesi ci dedichiamo ad esercitazioni più specializzate come quella di oggi».

Protezione degli argini durante eventi di piena: questo l'ordine del giorno. In seguito a erosioni dovute a tane di animali o a indebolimento del terreno, ma anche a fenomeni di ruscellamento delle scarpate dovute a infiltrazioni d'acqua, gli argini possono indebolirsi diventando permeabili e diminuendo la capacità di contenere l'acqua nel letto del fiume.

«Le conseguenze in caso di precipitazioni e salita del livello dell'acqua sono facilmente immaginabili, soprattutto in luoghi prossimi a centri abitati», spiega Matteo Berselli indicando un gruppo di case vicine al luogo dell'esercitazione: l'argine del fiume Panaro. Come rimediare? Sacchi di sabbia, teli impermeabili e una squadra coordinata. L’operazione consiste nell'arrotolare una serie di sacchi di sabbia in un telone impermeabile disposto sull'argine e ancorato al lato esterno, più stabile e meno impregnato d'acqua rispetto alla scarpata interna. Alla fine dell'operazione, si srotola il telone impermeabile lungo l'interno dell'argine: coordinazione ed energia sono fondamentali per evitare ostacoli nella discesa del telo, mentre l'operazione verrà completata dal peso dei sacchi di sabbia.

«Una serie di teloni disposti in questo modo permetterà di impedire il contatto tra l'acqua e il terreno e di facilitare il corso del fiume senza che questo si rovesci dall'altra parte», precisa Matteo Berselli.

Un'esercitazione a tutto tondo, quella dello scorso finesettimana, che prevedeva inoltre un'operazione di vigilanza idraulica sugli argini durante la notte: «Si tratta di trovare dei fontanazzi (fuoriuscite d'acqua in campagna) simulati con dei paletti nel terreno: è molto utile per imparare a conoscere gli argini in condizioni di scarsa visibilità», spiega Berselli. Infine, la costruzione di una coronella, un assemblaggio circolare di sacchi di sabbia usato come muro di contenimento della fuoriuscita, e di un soprassoglio, innalzamento artificiale del livello dell'argine tramite sacchi di sabbia per far fronte a possibili esondazioni in prossimità di “corde molli”, lievi depressioni degli argini dovute a cause esterne come il frequente passaggio di trattori.

«Tutto questo - spiega Berselli - rientra in un programma formativo che dura tutto l'anno: la scorsa esercitazione si è svolta alle Piane di Mocogno e prevedeva lezioni frontali e addestramento sul campo con attività di guida in fuoristrada, ricerca dispersi, utilizzo di motoseghe e il montaggio tende per accogliere la popolazione in caso di emergenza»». È così che li abbiamo trovati pronti ed esperti in occasione del terremoto o dell'alluvione: uomini, donne e ragazzi che hanno convogliato le loro esperienze, le loro competenze, forse anche le loro paure, in un progetto molto più sfaccettato di quel che immaginiamo.

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