La Protezione civile in soccorso dei rospi

Migrazione assistita sul Montello. Salvati a centinaia dalle auto.
Data: 27/02/2004
Fonte: Varie
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VOLPAGO (25 feb. 2004) - Il fuoristrada della Protezione civile procede a passo d'uomo, con le quattro frecce lampeggianti e tutti i segnalatori visivi accesi. Ad intermittenza, due dei quattro volontari a bordo (c'è anche una donna) scendono dal mezzo, con in mano un badile, "frugano" sulla strada, si spostano al bordo della stessa, quindi risalgono. Sono ben coperti dalla divisa e da un ampio impermeabile, ma non tanto da non sentire quel freddo crescente, presagio della neve che cadrà di lì a poco, e quella pioggia battente che ti entra nelle ossa. L'operazione si ripete più e più volte, sempre uguale a se stessa, dalle ventuno a mezzanotte, o giù di lì. Ma cosa cerca, qui, lungo la Panoramica, con il Montello da un lato ed il Piave dall'altro, la Protezione civile di Volpago? Se lo chiedono, probabilmente, gli automobilisti di passaggio, non fa a tempo a chiederselo, invece, il conducente di una corriera che sfreccia in mezzo alla natura con la delicatezza di un elefante in una cristalleria. Tranquilli. Il nucleo non è alla caccia di un disperso né è impegnato in chissà quale sopralluogo. Sta, più semplicemente, facendo da scorta ai rospi, o meglio alle prime avanguardie di quell'esercito che, nella fase finale dell'inverno, emigra dal Montello al Piave e, nell'attraversare la strada, la Panoramica appunto, finisce, sistematicamente o quasi, schiacciato dai veicoli. In attesa di tunnel e reti, il sindaco di Volpago Alvaro Perin non ha trovato altro mezzo per cercare di limitare la strage. A partire da lunedì scorso, manda ogni sera una pattuglia di quattro uomini della "sua" Protezione ad accompagnare i rospi. Il servizio è assicurato per tutta questa settimana, poi si vedrà. Ma come riuscire nell'impresa? L'operazione non è difficile. Una volta individuato l'animaletto, con l'aiuto dello stivale gli uomini della Protezione civile, capitanati dal presidente Ennio Favero, lo fanno arrampicare su un badile, quindi lo trasportano al di là della strada, da dove, una volta messosi in salvo, il rospo può proseguire, indisturbato, il suo cammino verso il Piave. Un itinerario "figlio" dei tempi moderni e dell'eliminazione, a scopi agricoli, di quelle buche del terreno che, riempiendosi d'acqua, un tempo erano pronte ad accogliere le uova di tali animali. Qualcuno di questi stagni è rimasto e la Protezione civile lo sa: per questo, nel proprio cammino, non dimentica ad esempio la presa 12, fascia di attraversamento, appunto, verso uno stagno.Il nucleo di Volpago, però, non è solo; ad un paio di chilometri dal confine comunale (la Protezione limita il proprio intervento al territorio volpaghese), a Crocetta, c'è un'altra auto, meno grande e meno illuminata. A bordo una ragazza minuta, come minuta è la sua compagna, china sotto la pioggia; si tratta di Monica e Simona, attiviste della "Lac"; non hanno badili né guanti, ma a mani nude raccolgono, accarezzano e depongono in un secchio i rospi, che appesi ai bordi dell'inconsueto mezzo di trasporto, sembrano stiracchiarsi come dei neonati. In poche ore, ne hanno salvati un centinaio, pochi in confronto a tutti i resti che giacciono sulla strada. Eppure, quella "notte da rospi" sembra già un po' più calda.
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