Piromani su commissione dietro a molti incendi

Gli incendi boschivi di quest?anno? Quasi tutti programmati<br /> L?incentivo viene anche dalle pene di scarso effetto per gli incendiari
Data: 20/10/2003
Fonte: Varie
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Rieccoci anche quest?anno con i soliti incendi di bosco seguiti dalle solite polemiche, dai soliti bollettini di guerra (meglio, di fuoco) a dai soliti buoni propositi per il futuro; anno dopo anno la musica pare la stessa con i suonatori (delinquenti prima che piromani) sempre alla ribalta forti della loro impunità.

Risultato? Il nostro patrimonio boschivo anche nel 2003 ha perso un?altra bella fetta di verde: si parla di 60.000 ettari di bosco andati in fumo in soli due mesi oltre a milioni di euro per i danni causati alle infrastrutture civili interessate dagli incendi e per le operazioni di spegnimento le quali hanno richiesto, secondo la Protezione Civile, il versamento di circa 200 milioni di litri d?acqua (pari ad circa 57.000 autobotti dei pompieri)!

Non è possibile ogni anno protestare, gridare allo scandalo, accusare genericamente le varie categorie degli agricoltori, degli allevatori, degli speculatori edili, dei piromani ?malati? e di coloro che in genere traggono profitto dai roghi senza poi poter seriamente stringere il cerchio applicando le vigenti leggi.

Secondo la stima elaborata su dati provenienti dal Corpo forestale e dai vigili del fuoco, le cause dei roghi sono da ricondurre per circa l?1 a cause naturali, per circa il 34 ad azioni colpose ed il restante 65 ad azioni con matrice dolosa; tradotto in soldoni, due incendi su tre sono stati intenzionalmente provocati.

Per quanto dovremo continuare ad assistere allo scempio del patrimonio ambientale nazionale, quando siamo ben consapevoli che questo è il risultato di un meticoloso lavoro di molte regie criminali che mirano a modificare l?originale utilizzo dell?area bruciata e sempre a proprio uso e consumo?

Le leggi in Italia

La legge n. 275 del 6 ottobre 2000, che ha convertito il decreto-legge 220 del 2000, ha introdotto nel nostro codice penale il reato di incendio boschivo, contemplato nello specifico dall?articolo 423 bis, il quale testualmente recita: ?Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni.

Se l?incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.

Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate se dall?incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree protette. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà, se dall?incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all?ambiente.?

A contrastare l?azione degli incendiari è stata inoltre promulgata la legge n. 353 del 21 novembre 2000 che vieta di modificare la destinazione d?uso per 15 anni delle aree bruciate ed impone di non costruire per 10 anni su zone incendiate anche se edificabili, a meno che non sia già stata approvata una concessione edilizia. La stessa legge impone ai Comuni, o in caso di loro inadempienza alle Regioni, di censire le aree incendiate senza però prevedere alcuna sanzione per chi non rispetta la norma.

Tralasciando l?esigua percentuale attribuita alle cause naturali, come fulmini o autocombustione, per la restante stragrande maggioranza dei casi vi è la mano dell?uomo che per procurarsi un benessere personale non esita a causare alla collettività danni enormemente più grandi con la consapevolezza che nel peggiore dei casi potrebbe essere sottoposto ad irrisorie condanne penali.

A tutt?oggi i piromani quasi sempre riescono a farla franca in quanto il territorio da sorvegliare è enorme, le forze dell?ordine sono poche e per procedere quasi sempre devono cogliere il delinquente sul fatto. Solo nel 2003 su 6.947 incendi per i quali il Corpo forestale ha aperto un?inchiesta, gli arrestati sono stati soltanto due, mentre le denunce 168 (delle quali solo 18 per dolo).

Chi sono gli incendiari

Chi sono questi individui che quasi mai ?meritano? l?appellativo di piromane? Esiste una sostanziale differenza fra il piromane, che ha un movente di origine psicopatologica, ed un incendiario che giustifica i propri atti a delinquere con motivazioni economiche, di vendetta o per semplice azione teppistica.

Oramai alla storia del piromane come malato di mente che sente il bisogno di vedere le fiamme non crede quasi più nessuno: causare un incendio è quasi sempre un mezzo per arrivare ad un fine programmato; fra i tanti incendi che hanno riempito in estate le pagine dei quotidiani, pochi sono stati originati da cause naturali o per disattenzioni, come i famosi mozziconi di sigaretta gettati a terra ancora accesi.

Potrebbero essere spinti da ?valide? motivazioni il pastore che aspira avere maggiore superficie erbosa per la propria mandria o gregge, il coltivatore che vuole ampliare l?area coltivabile, gli speculatori edili che mirano ad edificare su un?area destinata ad essere ?verde?, gli ecoterroristi che con i roghi sperano di allontanare i turisti da determinate zone ed il vicino invidioso che mal sopporta l?idea della concessione del permesso di edificare al proprietario di un?area verde limitrofa.

Dagli investigatori sono guardati con sospetto anche coloro che con l?arrivo dell?estate, in determinate zone aspirano ad avere il contratto trimestrale di collaborazione per lo spegnimento degli incendi. Non a caso la Sardegna, che potenzialmente racchiude tutte le citate situazioni, anche quest?anno è la regione italiana più colpita.

Gli incendiari di professione studiano meticolosamente le aree da bruciare appiccando fuochi su più punti in modo da rendere più celere la devastazione e contestualmente più difficile un?efficace opera di spegnimento. Poi vi sono gli incendiari ?dilettanti? i quali devono alla ?scarsa preparazione? la loro maggiore vulnerabilità che talvolta li fanno scoprire ancora in possesso degli ?attrezzi del mestiere?(carta, taniche di benzina, accendini, ecc.).

Come contrastare le azioni a delinquere

E? indispensabile che i Comuni e le Regioni ottemperino a quanto disposto dalla succitata legge 353/2000 per la creazione di un censimento delle aree incendiate in modo da poter sempre vietare un diverso utilizzo dei terreni interessati, ossia un?area boschiva ridotta in cenere non dovrà essere calpestata per diversi anni salvo che per azioni di rimboschimento.

Considerata la diffusa inosservanza, con una variazione della legge bisognerebbe aver la possibilità di denunciare i sindaci dei Comuni inadempienti.

Alcune osservazioni da parte degli ambientalisti portano a considerare insufficiente il termine dei 15 anni per poter modificare la destinazione d?uso di un?area incendiata; in effetti il rogo causato potrebbe essere considerato come un ?investimento a medio - lungo termine?, consapevoli che il terreno acquisirà un valore sempre maggiore all?avvicinarsi della suddetta scadenza.

Oltre a far rispettare le vigenti leggi, le Istituzioni dovrebbero puntare

Sulla creazione di un apposito ?gruppo investigativo?;

Su un incremento dell?applicazione della tecnologia;

Su maggiori e più addestrate risorse umane ?volontarie? da impiegarsi per il monitoraggio dei boschi e per eventuali interventi di estinzione;

Sul potenziamento degli aeromobili e dei mezzi di terra per l?estinzione;

Su una più efficace sensibilizzazione della popolazione.

La creazione di un gruppo investigativo composto da elementi delle Forze di Polizia, del Corpo Forestale e dei Vigili del Fuoco potrebbe costituire un mezzo molto utile per migliorare le indagini volte a scoprire le cause e gli autori degli incendi.

Il ricorso alla tecnologia diviene, ora più di prima, indispensabile per incrementare il monitoraggio di quelle aree dove la sorveglianza degli addetti potrebbe non essere facilmente attuabile.

Iniziative in tal senso sono già state approntate nel Parco Naturale dell?isola d?Elba dove a breve verranno installate dieci telecamere a circuito chiuso con lo scopo di scoraggiare o identificare eventuali piromani, mentre entro dicembre anche la Campania riuscirà a dotarsi di un moderno sistema di rilevamento costituito da telecamere-sensori con un raggio di azione di 15 chilometri; con un sofisticato sistema all?infrarosso esse rilevano una variazione di temperatura di dieci gradi e trasmettono in tempo reale i dati alle centraline di rilevamento. Non ultima la tecnologia basata sui ?badger?, mini robot capaci di individuare una fiamma di appena 20 centimetri a dieci chilometri di distanza.

A pari passo con l?applicazione delle nuove tecnologie di monitoraggio deve andare il potenziamento delle risorse umane mediante l?utilizzo dell?Esercito con straordinari compiti di polizia in stretto contatto con gli altri Corpi dello Stato e delle associazioni di volontariato con compiti di monitoraggio ed estinzione dei roghi boschivi.

L?utilizzo dei volontari per il monitoraggio, le cosiddette ?sentinelle dei boschi?, è già stato positivamente sperimentato prevedendo un?indennità giornaliera inversamente proporzionale al numero dei roghi accesi nell?area di loro competenza. Questa formula eviterà l?assunzione a tempo determinato di dispendiosi ?trimestrali? il cui costo potrebbe essere dirottato al pagamento del più economico ?premio? alle ?sentinelle? che impediranno la distruzione dell?area a loro affidata.

Anche se apparentemente pare essere un compromesso di stampo mafioso del tipo ti pago il ?pizzo? purché tu non mi bruci il bosco, nell?immediato pare essere la soluzione più indolore per non veder sparire interi boschi.

Contestualmente dovrà essere incrementato l?arruolamento e l?utilizzo di quei volontari, altrettanto efficaci e certamente meno costosi, come coloro che operano da decenni nel Corpo nazionale e nei vari Corpi antincendi boschivi.

Il potenziamento delle risorse umane e tecnologiche dovrà essere inoltre accompagnato da un?oculato acquisto e mantenimento dei mezzi di terra e degli aeromobili destinati all?estinzione. Non secondario sarà anche l?aspetto volto a sensibilizzare il cittadino che, sin dai primi anni di vita, dovrà essere educato sul rispetto e sul mantenimento dei boschi come patrimonio irrinunciabile messo a disposizione della natura per il benessere di ogni cittadino.

Come finanziare il costo di quanto sopra? Semplicemente dirottando dai bilanci dello Stato gli importi ora destinati all?estinzione dei roghi ed alle successive opere di bonifica.

Le conseguenze

Se della superficie del suolo italiano circa il 22.5 (6.800.000 ettari) è composto da boschi e foreste, è facile comprendere che quest?anno ne abbiamo perso circa l?1.
Le conseguenze della desertificazione dei boschi e delle foreste non si fermano solo alla perdita di un cospicuo patrimonio naturale creatosi in decenni ma comportano anche rischi idrogeologici; infatti, con l?arrivo delle piogge, i terreni privi di una vegetazione capace di trattenere il terreno reso friabile dalle precipitazioni potrebbero creare ulteriori danni e provocare valanghe di fango, smottamenti e frane le cui enormi potenze distruttive sono periodicamente patite dalle popolazioni rurali.
Da qui la necessità di effettuare costose opere di bonifica.

Se è vero che per ricostruire un bosco occorrono anche 15 - 20 anni, varrebbe veramente la pena cominciare a pensare seriamente, e non solo nei periodi estivi quando in vacanza distrattamente apprendiamo le notizie dai giornali, di fermare quei delinquenti che per un profitto esclusivamente personale sistematicamente perpetrano uno scempio destinato ad influenzare negativamente il nostro futuro.

Se cominciassimo a vedere il bosco come una risorsa e non come un ?impiccio?, probabilmente non ci abbandoneremo ai soliti sfoghi per poi lasciare perdere, complici anche leggi forse scarsamente applicate, perché volutamente si vuole ignorare che quello perso oggi sarà rimpianto per sempre.

IDENTIKIT DEL PIROMANE
(Informazioni tratte dal sito internet: www.carabinieri.it con fonte la Rivista ?Il Carabiniere?)

Psicologicamente il bisogno di appiccare incendi, di vedere il fuoco divampare e bruciare tutto, è legato a un forte disagio emotivo, con marcati stati di frustrazione e aggressività repressa. Inoltre la piromania si associa quasi sempre a gravi problematiche di natura sessuale.

L?azione dell?appiccare incendi trasferisce sull?ambiente esterno una condizione psicologica di forte passionalità vissuta interiormente ed il piacere che i piromani provano nell?assistere al divampare delle fiamme è assimilabile al piacere di un orgasmo. Per loro è possibile affermare che l?atto piromanico sia un sostituto dell?atto sessuale, nei confronti del quale si sentono inadeguati ed impotenti.

Il piromane, dunque, assiste sempre al divampare del fuoco da lui prodotto, in quanto l?appagamento psicologico non si esaurisce con l?innesco dell?incendio, ma è determinato proprio dall?assistere al suo sviluppo. Molto spesso si assicura la visione ravvicinata dell?incendio partecipando attivamente, con gli altri soccorritori, alle operazioni di spegnimento.

La facilità e la brevità dell?innesco, come ad esempio il breve sfregamento di un cerino antivento, oppure il lancio di un mozzicone di sigaretta, contribuisce a rendere il gesto impulsivo, occasionale. Un gesto privo di un senso responsabilità e di un senso di colpa: nessun piromane si è mai pentito e si è autodenunciato.

L?atto di appiccare un incendio, per lui, è veloce, impulsivo, non premeditato, un gesto spesso frutto dell?occasione del momento e della facilità, dell?immediatezza con cui d?estate il legno, la sterpaglia, la vegetazione seccata dal sole prende fuoco.

La risonanza data dai mass-media al fenomeno contribuisce poi ad accrescere nel piromane il sentimento di compenso delle proprie frustrazioni emotive e passionali, in quanto ne prolunga gli effetti psicologici anche nei giorni successivi. Inoltre la stampa favorisce il diffondersi del medesimo desiderio, del medesimo impulso piromanico anche in altre persone.

Persone a loro volta con fantasie legate al fuoco, che si dibattono nelle medesime problematiche, soprattutto sessuali. Ancora, i soggetti affetti da piromania sono osservatori usuali di incendi, lanciano falsi allarmi e mostrano grande interesse per l?equipaggiamento ed il personale associato al fuoco. Quasi sempre cercano di diventare vigili del fuoco e fanno domanda di arruolamento. Sarà la selezione psicoattitudinale a scartarli.

Se la risonanza dei media pone il fenomeno degli incendi boschivi all?attenzione delle cronache soprattutto in estate, c?è da dire che in realtà il piromane è attivo tutto l?anno: negli altri mesi attacca le auto, i cassonetti, i mucchi dei rifiuti abbandonati, le bancarelle vuote.

Egli trova sempre un oggetto o una scusa per appiccare il fuoco, obbligando gli altri ad intervenire, a chiamare i vigili del fuoco e provocando una qualche forma di allarme sociale.
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