Contestato l'assessore

Mario Bruschini era in municipio per partecipare a una riunione sul Po. Accusato di aver «trascurato» la vicenda legata a Bocca d'Enza.
Data: 24/09/2003
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MEZZANI (24 set. 2003) - Insolita accoglienza, per un assessore regionale alla riunione dei sindaci della Bassa per parlare di rischio idraulico e situazioni delle zone rivierasche del Po.
Tra i vertici degli enti che si occupano di governo del fiume, il più atteso era senza dubbio Mario Bruschini, assessore regionale alla protezione civile e presidente di turno dell'Agenzia Interregionale per il Po; l'AiPo sorta sulle ceneri del Magistrato. Ad aspettare Bruschini non c'erano solo i sindaci, il presidente reggente della Provincia ed i tecnici; c'erano anche un centinaio di persone che, «armate» di fischietti, trombe e cartelloni hanno chiesto a Bruschini di essere ricevute in delegazione.

Detto fatto, nell'ufficio del sindaco di Mezzani, Meuccio Berselli, si sono riuniti i presidenti dei consorzi golenali, sia di Bocca d'Enza che di Ghiare Bonvisi. I cartelli esposti dai manifestanti recitavano frasi del tipo «Bruschini, i soldi delle Ghiaie Bonvisi dove sono finiti?». L'assessore regionale però è stato chiaro fin da prima di entrare in municipio. «Se tra i presenti c'è chi pensa che qualcuno si sia messo in tasca dei soldi per me il dialogo è già finito».

Chiarito l'aspetto i presidenti dei consorzi si sono accomodati nell'ufficio del sindaco, dove si sono trattenuti un'oretta, prima che Mario Bruschini ed il sindaco di Mezzani lasciassero lo studio del primo cittadino per trasferirsi nella sala del consiglio, dove già attendevano i sindaci ed i tecnici. «Per certi aspetti sono costernato _ ha detto il sindaco _ perché Bruschini ha ammesso di non essere a conoscenza della legge 61 del 1998, dove si parla esplicitamente degli interventi per l'intervento d'emergenza per mettere in sicurezza Bocca d'Enza; ne parliamo da un anno, ma è come se avessimo buttato via del tempo».

Bruschini cerca di correggere il tiro. «Provvederò personalmente ed in tempi brevissimi a fare chiarezza sulla vicenda di Bocca d'Enza _ ha detto l'assessore regionale _ la prossima settimana mi sento di poter dare al sindaco di Mezzani notizie sulla situazione della frazione». E per le 35 abitazioni che sono state classificate delocalizzabili? «Interverrò presso l'Autorità di bacino per sollecitare la definizione della problematica». Sotto il balcone del municipio, i «dimostranti» si sono riuniti per parlare del problema delle golene mezzanesi, mentre i sindaci erano in riunione in municipio per parlare dello stesso argomento.

«Noi siamo qui per far sentire la nostra presenza e per appoggiare il comune nella richiesta di riclassificare gli argini golenali _ spiegava Luciano Ceci, presidente del Consorzio Idraulico Serraglio Bocca d'Enza _ trasformandoli in difese idrauliche principali, in virtù del decreto numero 61/98, dove si prevede la difesa definitiva della golena di Bocca d'Enza». Circa un anno fa, Bruschini era sceso a Mezzano Superiore, per assicurare la cittadinanza sulla sua disponibilità a parlare e ragionare di «golene speciali», comprendendo molte realtà in questa classificazione.

«Parliamo di zone densamente abitate e di modesta capacità d'invaso _ continuava Ceci _ come Stagno di Roccabianca, dove nel 1980 è stato presa la decisione di considerare la frazione al di fuori della zona golenale». Ma non esiste il rischio che altri paesi chiedano lo stesso, riducendo la capacità di invaso in caso di piena? «Era stato fatto effettuare uno studio in cui si indicavano tutte le aree nelle nostre condizioni. Si potevano contare sulle dita delle mani, e la capacità totale era veramente irrisoria; per inverso gli indennizzi in caso di alluvione, oppure le spese per la delocalizzazione sono spropositate. Tanto vale tirare fuori dalla golena questi paesi».

Ma l'acqua in caso di piena dove potrà sfogarsi?

«Attualmente le golene, quelle aperte intendo, sono limitate nella loro capacità a causa di un incredibile rialzo dei terreni, rialzi causati dal materiale trasportato e depositato negli anni dal fiume _ spiega Ceci _ si pensi a piani di manutenzione delle golene, così da poter avere delle casse di espansione in caso di piena del fiume. La pioppicoltura serve a non abbandonare i territori chiusi tra il fiume e l'argine, ma accelera la corrente; per questo però non può essere bandita, in quanto se il bosco viene lasciato allo stato naturale può creare ostacoli peggiori».

Avete paura per quest'autunno?

«Certamente, dopo la siccità può capitare di vedere la piena; ma attenzione perché il timore non è solo per le zone golenali».
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