Terremoto: è il panico a produrre spesso i guai peggiori

Parla l'Ing. Demetrio Egidi, responsabile regionale della Protezione civile regionale.
Data: 16/09/2003
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BOLOGNA (16 set. 2003) - L'ingegner Demetrio Egidi, responsabile regionale della Protezione civile, stava dormendo a Mongardino quando ha avvertito la scossa.
Ingegnere, quali pensieri corrono nella mente di un responsabile della Protezione civile quando avvengono eventi simili?
«Alle 23,43 quando ho sentito la scossa ho pensato subito che quello era un terremoto tipico della nostra zona, non certo catastrofico, ma di magnitudo significativa. Da noi possono arrivare terremoti fino a 5,3 della scala Richter».
E quello dell'altra sera?
«E' stato di forza 5. Dai primi dati l'epicentro era abbastanza profondo, circa 20 chilometri sotto terra. Ecco perché è stato avvertito così estesamente da Piacenza a Ravenna, e dal Veneto ad Arezzo».
Qual è stata la prima cosa che ha fatto?
«Mi sono messo in contatto con la sala operativa nazionale a Roma per avere i dati dell'evento, che ho ricevuto in tempo quasi reale».
E dopo?
«Ho avvertito i tecnici in reperibilità di rientrare immediatamente in servizio alla Regione e di attivare la sala operativa. Abbiamo subito contattato i sindaci, i vigili del fuoco e le prefetture. Io sono arrivato alle 0,25 quando i telefoni squillavano continuamente: molte persone chiedevano come comportarsi, e se erano previste altre scosse».
Ingegnere, lei cosa suggerisce di fronte a simili eventi?
«Per gli edifici recenti è prudente rimanere in casa La cosa più importante è quella di trovare un modo di autoproteggersi evitando di farsi prendere dal panico precipitandosi giù dalle scale o negli ascensori. E' bene ricordare che il panico può produrre danni gravi».
E per chi si trova in un appartamento dove il pavimento trema e i lampadari diventano dei pendoli?
«Dare un'occhiata alla stanza allontanandosi da eventuali supellettili poste in alto, e proteggersi in caso di scosse di elevata intensità. Ad esempio sotto il tavolo, l'architrave che separa i i muri portanti, o anche sotto un letto».
Come è scattata e con quali risorse umane e tecniche la sua 'macchina'?
«Il sistema regionale è stato molto reattivo e tempestivo, e grazie alla presenza a Monghidoro e Monzuno di due distaccamenti di vigili del fuoco volontari è stato possibile assicurare un'assistenza tecnica immediata».
Quando ha avuto il quadro completo?
«Poco prima delle 3 quando sia i sindaci, sia le squadre dei vigili del fuoco hanno cominciato a delineare una situazione tutto sommato sotto controllo. Complessivamente hanno fatto 110 interventi, oltre ai nostri 30. Aggiungo che, a differenza dal Molise, la la diversa impronta urbanistica della nostra zona, più moderna, ha aiutato a mitigare le conseguenze».
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