Una notte con i volontari: tè caldo e coperte ai senzatetto

La notte è gelida ma la solitudine di più. E i volontari che ogni sera portano un po' di tè caldo ai senzatetto, in realtà fanno loro un dono ben più grande. Regalano un sorriso, una parola di incoraggiamento, un consiglio paterno, oltre che brioches, pane e bevande. Lunedì sera toccava alla Misericordia, ma le associazioni che lavorano all'emergenza freddo sotto la supervisione del Comune di Modena sono tante: Agesci, Croce Rossa, Croce Blu, Protezione civile e Vivere sicuri. 
Tutte le sere questi angeli in divisa vanno ad assicurarsi che chi non ha un tetto abbia almeno una coperta per scaldarsi e qualcosa da mettere nello stomaco, per affrontare un'altra notte di freddo. Siamo partiti dalla sede della Misercordia in via cimitero San Cataldo 23.30 e abbiamo incontrato il primo senzatetto, Mimmo, che da due anni vive in macchina perché ha perso il lavoro. «E lui, rispetto ad altri, può dirsi fortunato perché almeno ha un'automobile in cui dormire», spiegano i volontari mentre gli servono un bicchiere di tè. Il pullmino della confraternita saluta Mimmo e riparte per fermarsi pochi metri dopo, proprio sul sagrato del santuario della Madonna del Murazzo. Robert, polacco, è seduto su una panchina. A fianco un cartone e alcune coperte, i panni stesi sulla rete. «Vorrei un po' di latte, ne avete di latte?», chiede mentre racconta come è arrivato in città. «Sono in Italia da sette anni - spiega - ho lavorato in vari paesi del sud Italia, poi sono venuto a Modena per raggiungere un amico. Ma lui se n'è andato e io non ho trovato lavoro. Sto cercando un'occupazione, ma è quasi impossibile. Sono rimasto solo e senza soldi». Il giaciglio che si è costruito Robert è un cumulo di stracci appoggiati su un cartone sul sagrato della chiesa. E' lì che trascorre la notte da mesi, anche adesso che si va sotto zero.

Si riparte quindi alla volta del direzionale 70: «I cittadini - spiega Davide, uno dei volontari - ci hanno segnalato la presenza di un uomo che dorme in uno degli androni del palazzo. Ha bisogno di una coperta e vorremmo portargliela». Ma l'ispezione degli anfratti del direzionale non porta a nulla. O, meglio, scopriamo il giaciglio del senzatetto, ma lui non c'è. «Gliela porteranno domani i volontari di un'altra associzione», assicura Davide. Le onlus, infatti, lavorano in sinergia e alla fine di ogni turno si scambiano via mail le informazioni relative alle persone da aiutare. Sulle coperte c'è poi un mondo da scoprire: «Si può dire che esiste un mercato dei panni - spiegano i volontari - A volte i senzatetto li rivendono o li barattano, a volte se li rubano a vicenda. I sacchi a pelo, invece, ormai sono un lusso».

Il pullmino passa poi per piazzale Risorgimento, alla ricerca di Marcellino, uno storico barbone di Modena che dorme tra i cespugli vicino al bagno pubbico: si dice che viva per strada per scelta. Ma anche lui, non c'è. «Forse si è rifugiato in stazione perché in questi giorni fa troppo freddo», suggerisce Silvia. E infatti la tappa principale è proprio la stazione ferroviaria, aperta in queste notti di gelo su ordine del Comune di Modena. La situazione è desolante. La sala d'aspetto è un dormitorio. Otto persone, sette uomini e una donna, hanno trascorso la notte tra lunedì e martedì qui. «E' così tutte le sere», dicono i volontari che distribuiscono bicchieri e bicchieri di bevande calde, biscotti e pane. C'è chi si stende sulle sedie e chi, invece, preferisce dormire a terra su un giaciglio ricavato con piumoni e stracci. La temperatura è nettamente più alta rispetto al gelo che c'è fuori. «Domattina all'alba - racconta uno dei senzatetto - verranno a svegliarci gli agenti della polizia ferroviaria e ci manderanno via. Qui devono fare le pulizie».
Alle nove di sera, però, i barboni ricominciano già a colonizzare la sala d'aspetto e a quell'ora ci sono ancora molti viaggiatori in giro, che non gradiscono: «I pendolari ci guardano male - prosegue un altro - ma cosa possiamo fare?». Il posto nella sala d'attesa è ambito, ma altre quattro persone preferiscono dormire nel sottopasso che porta al binario 7. Ci sono un giovane, un anziano e una coppia di fidanzati trentenni: «Siamo di Milano - raccontano i due - a Modena ci era stato promesso un lavoro nel magazzino di un mobilificio. Ma quando siamo arrivati ci hanno detto che non c'era più posto. A casa non possiamo tornare, allora dormiamo qui. Abbiamo finito i soldi e non possiamo permetterci nulla. Almeno noi siamo in due e ci facciamo coraggio l'un l'altra». «Domani sera - suggerisce Davide - cercate di andare a dormire in sala d'attesa, le temperatura sara più rigida». Il giro è terminato, abbiamo incontrato quasi tutti i barboni in stazione, tranne Marcellino, che non c'era. Si torna alla base con i termos vuoti. Robert è ancora là, seduto davanti al santuario. Al freddo.

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